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FIGURA DI SAN CALOGERO

Fra' Calogero, l'ultimo Calogeriano E’ un santo collocabile tra la fine del V sec. e l’inizio del VI secolo d.C. Proveniva da Calcedonia, l’attuale Istanbul in Turchia, sede di un Concilio nel 451 ma anche di una pericolosa eresia riconducibile ad Acacio: vescovi e fedeli che non vollero accettarla furono costretti ad emigrare e fu ciò che successe al Nostro, insieme ai suoi compagni Gregorio vescovo e Demetrio diacono. San Calogero, sbarcando a Marsala, perse i suoi compagni che vennero uccisi e si diresse verso le grotte di Sciacca, conosciute come sede di demoni, ovvero di culti pagani. Il documento più antico che riguarda il Santo è costituito dagli Inni di Sergio, un canto liturgico in lingua greca risalente al IX secolo, opera del monaco Sergio che la scrisse nel monastero calogeriano di San Giacomo, a nord–est delle grotte vaporose. Gli Inni di Sergio costituiscono un momento liturgico della comunità di monaci che cantava a Dio, rivolgendo lodi a san Calogero e alla Madonna nei suoi vari titoli che, tra l’altro, riflettono una teologia nata nell’Oriente cristiano dopo i concili di Nicea e di Calcedonia: una vera testimonianza di comunione con la chiesa d’Oriente, in un tempo in cui la chiesa non era divisa ma in Sicilia era vessata dalla persecuzione araba. Quello di San Calogero sul Cronio costituisce uno dei pochi esempi di comunità cristiana che, nel IX secolo, resistette all’oppressione da parte degli Arabi in Sicilia. Calogero avviò una tradizione religiosa e assistenziale (per quanti usufruivano delle stufe) che venne tramandata nei secoli successivi e che costituisce per Sciacca una meravigliosa testimonianza di fede che arriva fino alla prima metà del XIX secolo, quando gli ultimi frati calogeriani vennero inglobati tra i Francescani del TOR sul monte. L’opera missionaria del Santo si estese ad altri luoghi termali di Sicilia (Termini Imerese e Lipari) ed oggi è attestata dalla devozione di tanti cristiani sparsi in vari centri della Sicilia, specialmente nel versante occidentale. Il culto ha avuto origine a Sciacca, presso il monte Cronio, le cui grotte vaporose sono citate con chiarezza negli Inni di Sergio e dove i monaci si insediarono per una vita insieme eremitica e di carità, in favore degli ammalati, come aveva disposto il loro fondatore e come si riscontra anche in altri documenti medievali (Breviario del Tempo dei Normanni, Carte del Capitolo dell’Arcivescovado di Agrigento, tra cui la “Liturgia Ecclesiae Agrigentinae” e il manoscritto liturgico “De Sancto Calogero”). E’ da escludere l’opinione di chi ritiene che vi fossero diversi Calogeri, ovvero monaci eremiti, ad avere evangelizzato questa parte di Sicilia, perché il culto ha caratteristiche che si ripetono in vari centri: terme, grotte, raccolta del grano. Da escludere è anche la sua provenienza dal nord Africa, come erroneamente sostenuto da qualcuno sulla base che trascrizione della parola Calchedones (Calcedonia) venne tradotta con il termine Carchedones (Cartagine), trasferendo così il luogo di origine dalla odierna Turchia al nord dell’Africa. Molti particolari che lo riguardano rimandano all’Oriente: Calogero è un santo che si riscontra nel Sinassario della chiesa orientale, ha compagni di nome orientale, porta in Sicilia la fresca teologia del Concilio di Calcedonia.


GROTTA DI SAN CALOGERO

L'antico convento con le grotte sottostanti Proprio sotto la basilica di San Calogero, si trova la Grotta del Santo in cui l’Eremita visse tra la fine del V e l’inizio del VI secolo d.C. Fu lui ad indicare una nuova via per un uso delle cavità vaporose al servizio degli uomini, mentre prima erano state sede di un antico culto pagano praticato dai preistorici e poi da Greci e Romani. Vale la pena precisare che dentro la grotta dell’Eremita, che è asciutta perché isolata dalle altre, si trova un pannello di mattonelle maiolicate che raffigurano il Santo, che per la data posta in alto (1545) costituisce la maiolica datata più antica di Sicilia (non dimentichiamo che Sciacca è sede DOC per la ceramica in Sicilia). Un luogo, quindi dalle grandi potenzialità turistiche e con forti valenze antropiche, che merita almeno una visita.


LE RELIQUIE DI SAN CALOGERO

Nei pressi di Frazzanò (ME), piccolo centro a pochi chilometri dalla costa tirrenica, si trova l’antico monastero di San Filippo di Fragalà, dove – agli inizi del XVII secolo – il Gaetani rinvenne gli Inni di Sergio, composizione in onore di San Calogero e della Madonna risalente al IX secolo. Il monastero di San Filippo, di fondazione normanna, è importante anche per conoscere le vicende storiche legate alle reliquie di San Calogero. Premesso che già nel 1728 il vescovo di Agrigento Anselmo la Pegna aveva ritenuto non trattarsi di reliquie originali quelle rinvenute nel 1688 nella omonima grotta del Santo, sita sul Cronio di Sciacca, gli Inni e le reliquie originali di San Calogero dovettero arrivare nel monastero di San Filippo intorno al 1490, in un periodo di decadenza del cenobio calogeriano di Sciacca, mentre a Fragalà vi era un “vivace movimento di monaci basiliani”, contrassegnato dalla presenza di Costantino Lascaris, esperto in manoscritti greci. Nel 1594, per disposizione dell’arcivescovo di Messina Antonio Terzo, le reliquie di San Calogero vennero poste accanto a quelle di San Lorenzo da Frazzanò, ad eccezione del teschio. A seguito della soppressione degli enti ecclesiastici, le reliquie furono trasportate nel 1874 nel vicino paese di Frazzanò, nella cui chiesa Madre sono ancora conservate. Il 9 e 10 agosto di ogni anno, queste reliquie vengono tratte da un grande reliquiario ed esposte ai devoti (la doppia urna contiene anche le reliquie di San Lorenzo e viene trasportata in processione il 9 agosto). Qualcuno afferma che le ossa di San Calogero siano di colore chiaro, mentre quelle di San Lorenzo siano di colore scuro; altre reliquie sono conservate a Cesarò, Sciacca e Naro. Nel grande reliquiario della madrice di Frazzanò si trova anche il teschio di San Calogero e le reliquie dei santi Gregorio e Demetrio (compagni del Santo). Il reliquiario è illustrato da un grande pannello, a firma di Antonello Pettignano. Nella zona, va visitato anche lo storico monastero di San Filippo di Fragalà, già abbazia, oggi in stato di abbandono, da cui si gode una superba visione del mare e delle isole Eolie.


SAN CALOGERO IN SICILIA

Sentito è il culto di san Calogero in Sicilia, specialmente nel settore occidentale dell’sola: 16 centri in provincia di Agrigento, 10 centri in provincia di Caltanissetta, 6 centri in provincia di Messina, 6 centri in provincia di Palermo e 3 in provincia di Trapani. Nella sola provincia di Agrigento vi sono tre santuari (Naro, Sciacca, Agrigento) ed uno in provincia di Messina che delinea una direttrice devozionale che si è sviluppata tra i centri agrigentini e quelli del Messinese: San Salvatore di Fitalia, Frazzanò e Cesarò. Gli Inni di Sergio sono il più antico documento sul Santo rinvenuti nel ‘600 nel monastero di San Filippo di Fragalà (pure nella zona), che gettano una importante luce documentaria sulla vita del Santo. Sarebbe auspicabile che tra questi centri si venga a consolidare una comunione spirituale e culturale che porti ad una migliore conoscenza della storia legata al Santo, della sua spiritualità cristocentrica e trinitraria (cioè fondata sul Cristo e sulla Trinità): su questo si basava infatti la diffusione evangelica operata dal Santo in Sicilia, che mirava a combattere le eresie e a diffondere la verità del Vangelo.

Giuseppe Verde